I disturbi alimentari sono un problema in crescita nella società odierna che si sta estendendo anche a gruppi di popolazione prima non coinvolti. Si tratta di problematiche caratterizzate da una alterazione persistente della condotta alimentare e da comportamenti volti a controllare il peso e la forma del corpo, che possono danneggiare la salute fisica ed il funzionamento psicosociale. Quel che conta non sono il peso ed il mangiare in sé, ma l’ossessione per il peso e l’aspetto, vale a dire la smisurata importanza loro attribuita. La cosa da chiarire infatti, è, che se una persona non mangia, perché è depressa o semplicemente non ha voglia di farlo in quel momento, e magari non vorrebbe neanche dimagrire, o se cede un pò troppo alla gola, non per questo ha un problema alimentare; e a riprova che il peso non è un marcatore clinico inprenscindibile di un disturbo alimentare, dobbiamo dire che anche persone di peso corporeo normale possono essere affette da questo tipo di patologie. I disturbi del comportamento alimentare più frequenti sono tre:
- L’anoressia nervosa
- La bulimia nervosa
- Il disturbo da alimentazione incontrollata
L’anoressia nervosa è caratterizzata principalmente da una consistente perdita di peso, da un intensa paura di ingrassare anche se si è sottopeso e da un’immagine distorta di sé, che porta il soggetto magrissimo a vedersi grasso. L’anoressia in genere inizia con una cura dimagrante: l’idea è quella di controllare la propria immagine, di controllare tutto. In realtà l’immagine riflessa nello specchio non restituisce la realtà, la persona anoressica non si vede mai abbastanza magra anche se sfiora la morte. La fame viene negata, si cade nel calcolo ossessivo delle calorie e nel controllo spasmodico del peso. Si ci illude che cambiando il proprio corpo sia possibile cambiare anche la propria vita, cambiare gli altri, cambiare la realtà. Questo disturbo si manifesta in modo molto evidente: il corpo, scarno e denutrito, diviene una tela su cui dipingere l’immagine di un dolore interiore, un disagio che con le parole non possono esprimere. Nel 75% dei casi oggi l’anoressia è accompagnata dalla bulimia. Il soggetto, in questi casi, cede all’istinto di sopravvivenza, perde il controllo, mangia tutto ciò che trova e poi si induce il vomito; quindi spesso anoressia e bulimia si alternano ciclicamente. L’anoressia può portare danni molto gravi: insufficienza renale, amenorrea(perdita del ciclo mestruale), perdita dei capelli e anche arresto cardiaco. Ma l’anoressia è solo la punta dell’iceberg, il sintomo di una sofferenza che ha cause psicologiche. Per questa ragione, nell’affrontare il problema, è necessario cercarne le cause senza tuttavia perdere di vista la gravità dei risvolti che possono mettere a rischio la vita. Il sintomo, che è il comportamento anoressico, non viene subito soppresso ma si diluisce gradualmente fino a scomparire solo quando la persona non sente più la necessità di adottare i comportamenti che ha dovuto cercare e usare come soluzione , quando riesce ad esprimere e vivere i suoi sentimenti, quando, a dispetto delle difficoltà, trova dentro di sé gli strumenti per fra fronte alla vita e alle sofferenze che ne sono parte.
La bulimia nervosa si caratterizza invece per abbuffate ricorrenti, comportamenti compensatori volti ad evitare l’aumento di peso come per esempio il vomito, l’uso di lassativi, i digiuni protratti e l’eccessivo esercizio fisico.Inoltre è caratterizzata da una stima di sé influenzata oltre misura dal peso e dalla forma del corpo. Nella bulimia si instaura una vera e propria dipendenza dal cibo come per la droga e per l’alcool. La sensazione soggettiva è quella di un pozzo buio e profondo da riempire: si tratta di un vuoto soggettivo incolmabile, disperato, che si cerca di riempire attraverso l’assunzione di cibo. La vita si svolge mangiando, in una sensazione totale di perdita di controllo, e vomitando incessantemente, il senso di colpa è devastante e lascia la persona in un circolo vizioso senza fine. Oltre alle abbuffate e al vomito, alcuni dei sintomi attraverso i quali si declina la bulimia, sono condotte compensatorie come l’abuso di lassativi e diuretici e l’eccessivo esercizio fisico. La bulimia, nonostante spesso si alterni ciclicamente all’anoressia, lascia sul corpo segni meno evidenti ed anche per questo è più difficile da riconoscere. Le conseguenze sono comunque devastanti: il vomito autoindotto causa infatti problemi gastrici, erosione dello smalto dentale, disidratazione e anche disfunzioni cardiache.
Il disturbo da alimentazione incontrollata condivide con la bulimia gli episodi di abbuffate, ma non le pratiche compensatorie per limitare l’aumento di peso, per cui questi soggetti possono diventare obesi.
Le cause dei disturbi alimentari non si conoscono ma si pensa che concorrano fattori genetici e ambientali. Per quanto riguarda i fattori genetici, diversi studi hanno individuato una possibile ereditarietà della patologia ma studi molto recenti non sono riusciti ad identificare che cosa venga ereditato: se una specifica suscettibilità al disturbo, o tratti di personalità che lo favoriscono o chissà che altro. Tra i fattori di rischio ambientali, possiamo annoverare traumi emotivi o familiarità per ansia e depressione. Quelli specifici per i disturbi alimentari sono i fattori che focalizzano l’attenzione sul cibo e sul controllo del peso e della forma del corpo e spingono ad interiorizzare l’ideale di magrezza: per esempio avere familiari obesi, essere sovrappeso da bambini, essere criticati per il peso, vivere in un ambiente che enfatizza la magrezza o praticare lavori o sport che concentrano l’attenzione sulla linea. E’ abbastanza intuitivo ricondurre l’amento dei disturbi ad alcuni cambiamenti sociali. Tuttavia, non si ci ammala per un modello culturale di sé, devono sicuramente concorrere diversi elementi, ma l’aspetto culturale spiega la diffusione.
Puoi guardare anche il video: I disturbi alimenatari
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