In questo articolo voglio parlare del Dramma della Scomparsa in situazioni alle quali,purtroppo, la cronaca nera e la televisione, specialmente negli ultimi tempi ci hanno abituato: la scomparsa improvvisa di una persona cara. Purtroppo, oltre ai casi di cronaca più famosi, si tratta di un fenomeno molto più frequente di quanto si pensi. In Italia, le persone che scompaiono temporaneamente sono tante, ogni anno una trentina di loro non sono ritrovate. Molte persone scomparse ricompaiono dopo qualche giorno, oppure danno notizie di sé; in altri casi l’attesa termina dopo anni con il ritrovamento di un corpo. Spesso però la scomparsa resta avvolta in un mistero generando una sorta di lutto sospeso, con cui i familiari devono faticosamente fare i conti. La sparizione di una persona cara è sempre una situazione inconsueta, cui non siamo preparati, non abbiamo esperienza per gestirla; per questo motivo è particolarmente destabilizzante e rischia di disgregare la famiglia coinvolta. Ecco perchè è così importante poter contare su un esperto che aiuti ad elaborare le emozioni vissute.
La prima sensazione provata dai familiari è quella di panico,di terrore. In un primo momento si pensa al peggio, poi subentra lo smarrimento perchè ci si trova in un limbo, in una situazione in cui non si sa che fare.
A prima vista sembra difficile identificare la sparizione di un congiunto come “emergenza” , ma è proprio così per chi vive una situazione del genere, ecco perchè a occuparsene sono gli psicologi dell’emergenza. Dal punto di vista legale, è il prefetto a stabilire che cosa sia un’emergenza e che cosa no, ma dal punto di vista psichico definiamo così una situazione che ha caratteristiche precise: la percezione di una minaccia, la sensazione di essere travolti da eventi di fronte ai quali ci sentiamo impotenti, emozioni intense e al tempo stesso la necessità di prendere decisioni rapide. In ogni caso, dal punto di vista pratico, è un momento in cui è necessario attivarsi: ci sono cose da fare in tempi brevi, manifestini da affiggere, informazioni da fornire, e riuscire a farlo può essere utile, perchè dà la sensazione di recuperare il controllo della vicenda, oltre ad essere di aiuto a chi svolge le indagini. Ma non tutti reagiscono allo stesso modo: ci sono persone che si attivano immediatamente, salvo poi crollare quando l’emergenza sembra conclusa, e altre che tentano di sfuggire a una situazione troppo pesante, oppure restano “congelate”, non riescono a prendere iniziative, un’incapacità che vivono con frustrazione e sensi di colpa. In un momento come questo l’intervento degli psicologi può essere d’aiuto per recuperare la lucidità.
La situazione si fa più drammatica con il passare dei giorni, della settimane, dei mesi, anche prchè le ricerche si affievoliscono , cosi come l’attenzione da parte dell’opinione pubblica. A questo punto uno dei sentimenti che subentra è la rabbia: rabbia nei confronti delle istituzioni ma anche verso chiunque altro non assecondi immediatamente l’implicita richiesta di aiuto. Ma la rabbia si trasforma in tensione all’interno della famiglia stessa, in cui molto spesso i componenti tendono a reagire colpendo chi gli sta più vicino, aumentando o mettendo in evidenza le crepe a livello relazionale. Anche qui il supporto psicologico è molto importante, come aiuto nella gestione del sentimento di rabbia, nonchè nei conflitti che ne possono derivare.
Il rischio è che chi vive il dramma della scomparsa con più intensità, percepisca ogni tentativo di ritorno alla normalità come un venir meno alla memoria di chi è assente. Fondamentale in queste situazioni, è che queste persone non siano sole, di creare per loro relazioni, occasioni di incontro.
Per alcuni, il fatto di potersi occupare di altre famiglie che vivono lo stesso dramma diventa una ragione di vita; e questo meccanismo è alla base della nascita e del lavoro di tante associazioni di familiari. In questo modo, infatti, si condividono le emozioni di tutti, e può succedere che il ritrovamento di un corpo, la soluzione di un caso, sia di aiuto per chi sta ancora aspettando. E in qualche caso anche raccontare la propria esperienza in un libro può essere un modo per metabolizzare l’accaduto. A tal proposito voglio sottolineare come, in ogni caso, raccontare un’esperienza è un modo per dare un significato a quanto è successo, sia per gli interessati che per la comunità che l’ha vissuta.
Molti casi si concludono con il ritrovamento di un cadavere e allora il nostro compito di psicologi è quello di gestire il momento della comunicazione della notizia, e l’accompagnamento al riconoscimento, che è necessario per avviare il processo di lutto. Il ricongiungimento con il corpo dell’altro è fondamentale, infatti, per riuscire ad accettare la reltà della morte. E’ come se in qualche modo il lutto si materializzasse.
Ci sono però purtroppo casi in cui l’attesa continua senza soluzione. Sono questi i casi in cui il percorso del lutto si fa più complesso, perchè il processo di elaborazione parte dalla presa d’atto di un evento ben definito, una morte che permette di cominciare a lasciare andare le parti dell’altro che abbiamo dentro di noi, pur conservandone la memoria. Farlo è sempre molto difficile ma diventa quasi impossibile quando non esiste un corpo, che dunque rappresenta un punto di fine concreto, l’unico a non poter esser confutato.
In particolare in una società come la nostra, che fa comunque fatica ad accettare l’idea della morte, la scomparsa genera una disorganizzazione emotiva da cui è difficile riprendersi. Il rischio è quello di sentirsi in colpa se si sta bene, come se fosse una perdita di interesse nei confronti di chi è assente.
Ci sono poi per fortuna anche casi in cui la persona scomparsa viene ritrovata in tempo, o torna a casa autonomamente. Ma anche in questo caso con esito positivo, la storia dal punto di vista psichico è tutt’altro che conclusa. Questo accade perchè si è in ogni caso verificata una trasformazione psichica e, per elaborare lo choc, e ricucire i legami che si sono infranti, tutti i protagonisti della vicenda hanno bisogno di tempo e di supporto psicologico. In alcuni casi può bastare qualche incontro guidato da uno psicologo per rielaborare le emozioni vissute, quindi prendere atto delle trasformazioni avvenute per, perchè no, trarne una opportunità di crescita.